Nella sua quasi trentennale carriera di architetto e imprenditore, Lanfranco Cirillo ha costruito per gli oligarchi russi innumerevoli ville, appartamenti e resort. Ha lavorato per 44 dei cento russi più ricchi e prima dello scoppio della guerra in Ucraina il giornale tedesco Der Spiegel lo ha elogiato come “maestro di vita dei nouveau riche” perché ha portato il raffinato stile italiano in Russia.
Famoso in tutta la Russia, ha fondato nel 1995 il suo studio Masterskaya a Mosca e nel 2016 è arrivato alla fase del concorso per la progettazione architettonica del nuovo centro parlamentare di Mosca.
Cirillo, con doppia cittadinanza italo-russa, nasce a Venezia ma risiede in Russia dal 1993, dove negli anni si è costruito una reputazione di tutto rispetto. Diventa famoso agli inizi degli anni duemila per l’imponenza delle sue costruzioni, per l’attenzione ai dettagli e per il suo stile tipicamente italiano. In Occidente, però, viene visto con sospetto: il suo nome inizia a essere noto all’opinione pubblica solo dopo la pubblicazione della video inchiesta dell’oppositore russo Navalny “Putin’s Palace”, dove viene definite “l’architetto di Putin”, una specie di “architetto del male”.
Poco dopo, in Europa gli vengono congelati 150 milioni di euro senza che sia stato avviato alcun procedimento legale e senza che sia stata pronunciata una sentenza definitiva. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, le autorità fiscali italiane iniziano a indagare su di lui, ma in questa intervista Cirillo ci dice che il procedimento è, secondo lui, un atto di russofobia: lui vive in Russia, dove paga regolarmente le tasse da anni. È effettivamente singolare che Cirillo, che non ha precedenti penali nè condanne, sia sulla lista rossa dell’Interpol, la stessa in cui figurava il leader del terrorismo islamico Osama Bin Laden.
Lo raggiungiamo con Zoom nel suo ufficio di Mosca, dove trascorre due ore con noi.
Weltwoche: Cirillo, lei è un italiano che ha anche la cittadinanza russa, è un artista che ha costruito dal nulla un'impresa di grande successo in Russia, capace di impiegare quasi 2000 dipendenti nei periodi di punta. Ha lavorato per i cosiddetti “oligarchi”, tra cui il Presidente Putin, e proprio per questo è stato definito “l'architetto di Putin”. È considerato una sorta di “architetto del male”, ma lei come si descriverebbe? Chi è lei realmente?
Lanfranco Cirillo: Sono veneziano d'origine e ho seguito una strada familiare a molti italiani: ho scelto di emigrare. Noi veneziani siamo speciali, siamo nati sull'acqua, quindi dobbiamo viaggiare via terra. È così che sono arrivato a Mosca all'inizio degli anni Novanta. Senza niente, da semplice architetto italiano. Qui ho trovato carta bianca: c’era un élite che aveva molto da spendere ma che non sapeva cosa voleva. Ho insegnato ai russi la storia e la cultura della mia terra: ho portato a Mosca lo stile italiano.
Ho iniziato costruendo fuori dalle città, dove c’era aria fresca e dove era più sicuro vivere per le famiglie. I primi oligarchi per cui ho lavorato erano entusiasti dei miei lavori, volevano case talmente grandi che noi li chiameremmo piuttosto “castelli”, con edifici separati per le guardie del corpo e gli autisti, con garage mobili per le auto estive e invernali.
Weltwoche: Lei è venuto in Russia come ambasciatore culturale dello stile italiano, in pieno spirito rinascimentale, per portare qualcosa della grandezza italiana in Oriente. Qui, d’altra parte, c’era letteralmente un “deserto culturale” dopo settant'anni di comunismo.
Cirillo: L’apertura della Russia all’Occidente, la Perestroika, è all’origine di una fortissima fase di sviluppo, che chiaramente era molto attrattiva per un artista. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che la Russia aveva già una sua cultura molto forte, che non si è mai opacizzata: musica, letteratura, teatro … I russi sono molto attratti dalla culturae questa è stata una grande opportunità per me.
Weltwoche: Lei si è trasferito a Mosca nel 1993 e ha aperto il suo studio di architettura nel 1995. Perché la Russia? Cosa l’ha affascinata tanto di questo Paese?
Cirillo: Tante persone soffrono di “mal d’Africa”, io sono stato colpito dal “mal di Russia”! Mi sentivo attratto, catturato da un mondo nuovo che, dopo settant'anni sotto il regime comunista, cominciava ad aprirsi, a diventare liberale. La transizione dal Presidente Eltsin al Presidente Putin ha consentito al popolo russo di avviare un'attività, di diventare più ricco, più potente, più prospero. I russi sono molto uniti tra loro, a volte sembrano un po’ freddi, chiusi dall'esterno. Ma quando bevono, mangiano, si scongelano e sono estremamente amichevoli. La Russia è un mondo interessante.
Weltwoche: Si potrebbe dire che i russi siano “italiani malinconici”? Cosa ha intuito della loro natura dopo quasi trent'anni di permanenza a Mosca?
Cirillo: (Ride) Sa, in realtà in questo momento i più malinconici mi sembrano essere gli europei e gli occidentali. Lo scorso fine settimana i miei fratelli sono venuti a trovarmi a Mosca. Siamo usciti a cena e loro si sono guardati intorno stupiti e hanno chiesto: “Cosa sta succedendo qui? Perché è tutto illuminato? Perché c'è così tanta gente per strada? Perché i negozi sono aperti?”. Ho detto loro che qui è normale, che qui in Russia abbiamo ospiti stranieri, luce, calore ed energia. Qui non si risparmia come in Italia, dove sembra che spengano i lampioni. Qui la vita continua. La malinconia è piuttosto limitata alla letteratura russa.
Weltwoche: La guerra in Ucraina non ha alcun impatto sulla vita quotidiana?
Cirillo: Naturalmente la popolazione russa è preoccupata per l’inizio della guerra: la classe media e le élites all’inizio avevano paura. Molti hanno deciso di espatriare e portare la propria famiglia al sicuro all’estero, in Francia, Italia e Germania. Dopo tre o quattro mesi però gli ostacoli contro cui si sono scontrati sono diventati difficili da affrontare: solo per farle un esempio, a molti di loro hanno bloccato il conto bancario. Come possono vivere senza un soldo? E a parte i problemi pratici, si sono resi conto che stava montando una vera e propria russofobia. Le dico che secondo me ci sono tre fattori che uniscono le persone: cultura, religione e sport, e quando vedo che un cantante russo viene escluso da un’esibizione o che a una ballerina viene impedito di esibirsi, allora mi rendo conto che c’è qualcosa che non va nell’atmosfera generale. Si colpiscono persone civili che non hanno nulla a che fare con la politica. In Europa e in America sono stati congelati 365 miliardi di dollari ai russi. E perchè? Perchè sono russi.
Weltwoche: Qual è l'impatto delle sanzioni in Russia?
Cirillo: Gli ultimi dati pubblicati dicono che l'economia russa è cresciuta dello 0,3% nel 2022. Non è molto, ma non è nemmeno un disastro, date le circostanze. Il 92% delle aziende europee che erano attive in Russia prima del febbraio 2022 sono ancora qui. Le merci continuano ad arrivare da tutto il mondo, compresa l'America, tra l'altro. Ogni giorno bevo Nespresso e ogni mattina mangio il mio biscotto italiano, come faccio fin dalla prima infanzia. Non bisogna nemmeno dimenticare che Paesi come la Cina, l'India, ma anche l'Africa e il Sud America continuano a lavorare con la Russia. I loro rappresentanti vengono qui per fare affari. E questi affari sono fiorenti, a detta di tutti.
Weltwoche: La vita è più o meno normale?
Cirillo: Sì, purché non si leggano i giornali e non si guardi la televisione.
Weltwoche: Cosa dicono i russi, cosa dicono i suoi amici della guerra in Ucraina? Come la spiegano? Sono favorevoli o contrari? Credono al Presidente? Supportano la sua leadership?
Cirillo: La maggior parte dei russi è rimasta sorpresa dall'operazione militare di un anno fa. Poi hanno notato la reazione dell'Occidente, hanno notato che i Paesi occidentali stavano addestrando l’esercito in Ucraina, che stavano inviando armi e sostenendo le truppe - cosa che in realtà accadeva da tempo. Dopo lo scetticismo iniziale, molti sono ora convinti che Putin abbia agito correttamente. Ma la cosa interessante è che qui non c'è alcuna fobia nei confronti degli occidentali. Gli stranieri non vengono avvicinati in un bar se parlano italiano. In Occidente si prendono provvedimenti contro i russi civili, ma in Russia non si prendono provvedimenti contro gli occidentali civili. La mia impressione è che i russi non siano più così interessati a questi conflitti. In Occidente i giornali ne sono pieni, ma qui la gente si concentra sulla propria vita.
Weltwoche: Quando Putin ha proclamato la mobilitazione parziale, i nostri giornali hanno riportato che la gente stava scappando dalla Russia e che Putin stava perdendo consenso e sostegno. Come ha vissuto questa situazione?
Cirillo: Diciamo che i media occidentali hanno familiarità con le fake news. (Ride) La leadership russa è stabile, la maggioranza delle persone sostiene il Presidente e si fida di lui.
Weltwoche: Il sostegno al Presidente Putin è aumentato dall'inizio della guerra?
Cirillo: Il popolo russo si considera russo e ama la sua patria. Finora nessuno è riuscito a conquistare la Russia. Il popolo russo ha sofferto molto nel XX secolo: c’è stata la grande rivoluzione di novembre e poi il comunismo. Quando è caduto il Muro di Berlino, la gente ha pensato che il mondo fosse libero, che i Paesi fossero ormai amici gli uni degli altri anche se in un certo senso sono stati gli Stati Uniti ad aver vinto la Guerra Fredda. Oggi sembra che l'Occidente sia intenzionato a ricostruire a Kiev il Muro di Berlino di un tempo. Almeno così la pensano molti russi. Lo vedono come un passo indietro che danneggia anche l'Europa. Perché la Russia è un Paese cristiano ed era, è e rimarrà parte dell'Europa.
Weltwoche: Sui media il Presidente Putin viene chiamato "Vladimir il Terribile". Sembra essere il dittatore più malvagio mai esistito su questo pianeta. Il grande orco, un mostro e un imperialista. Lei conosce il Presidente. Cosa pensa di queste descrizioni?
Cirillo: Putin è, agli occhi della maggior parte dei russi, un presidente che ama il suo Paese. Quello che la gente in Occidente non capisce è che la Russia è uno stato di diritto.
Weltwoche: Uno Stato di diritto.
Cirillo: Sì. Le leggi sono severe e vengono applicate. Tutto è altamente regolamentato. L'idea che Putin sia uno zar, un sovrano arbitrario, è molto lontana dalla realtà. Putin non è fondamentalmente ostile al mondo. Ma credo che l'America veda la Cina, la Russia e l'Europa come concorrenti economici e dunque come avversari.
Weltwoche: Anche per la Russia l’America è un grande avversario.
Cirillo: Agli occhi dei russi, l'America non è un nemico, né lo è l'Ucraina. Da anni lavoro qui con due avvocati. Qualche mese fa ho scoperto per caso che erano ucraini. E poi? Non è cambiato nulla. Il legame tra i due Paesi è profondo, ucraini e russi hanno sempre vissuto insieme.
Weltwoche: Come è cambiata la Russia negli ultimi trent’anni? Parecchi giornali internazionali, come l'Economist, scrivono che la Russia è ormai una dittatura.
Cirillo: Quando sono arrivato qui trent'anni fa con appresso solo una borsa non avevo abbastanza soldi per permettermi un taxi. Ho girato Mosca in metropolitana. Poi ho fatto carriera, arrivando a dare lavoro a circa 2000 persone, con un fatturato di centinaia di milioni di euro. Sono partito da zero. E sono diventato l'architetto delle personalità più importanti di questo Paese perché ho fatto bene il mio lavoro. Questo è, se volete, il sogno americano tradotto in cirillico.
Weltwoche: Nel momento in cui si definisce la Russia uno “stato di diritto” i critici iniziano a tirar fuori le proprie controargomentazioni. Molti porterebbero ad esempio quanto accaduto ad Alexei Navalny, imprigionato per le sue posizioni critiche nei confronti del regime, o l’atteggiamento nei confronti delle ONG, che vengono bandite se non si allineano al Governo. Putin si è dichiarato praticamente un sovrano a vita. Cosa risponderebbe a queste obiezioni?
Cirillo: Non sto dicendo che Putin sia un dio. E naturalmente in Russia ci sono problemi, come in ogni Paese del mondo. Ma fondamentalmente mi sembra che si stiano facendo degli sforzi per far funzionare questo Paese.
Weltwoche: Non si è mai pentito di essere emigrato in Russia?
Cirillo: No. La Russia è un Paese dove si può vivere bene se si rispettano le leggi. la cosa peggiore, francamente, è il clima. In inverno fa freddissimo e preferirei di gran lunga essere su un'isola calda in questo momento. Ma non posso andarmene da qui.
Weltwoche: Torniamo al suo caso. Innanzitutto ci parli del Presidente Putin, che lei conosce personalmente. Che impressione ha del leader russo, che è il nemico pubblico numero uno dell'Occidente?
Cirillo: La mia impressione probabilmente coincide con quella della maggior parte dei cittadini russi. Il presidente ama lo sport, non beve, non fuma e sembra lavorare sodo. Si preoccupa molto della propria carica e del proprio ruolo, ma capisce anche che il mondo sta cambiando, che si sta andando verso un ordine mondiale più multipolare. Il popolo indiano vuole essere indiano e vivere secondo le proprie tradizioni. Lo stesso vale per i cinesi. E i russi vogliono rimanere russi. Ci sono differenze culturali meravigliose che si vogliono preservare.
Weltwoche: Lei invoca la diversità.
Cirillo: Ai tempi della Guerra Fredda l’Occidente era in vantaggio rispetto al resto del mondo. Adesso non è più così: la Cina si è sviluppata tantissimo a livello tecnologico, la Russia anche e in India ci sono ora i migliori consulenti finanziari del mondo, delle “Ferrari” della matematica finanziaria.
Weltwoche: In Occidente si dice che Putin si sia arricchito parecchio da quando è salito al potere. Lei ne sa qualcosa?
Cirillo: No, non posso dire nulla al riguardo.
Weltwoche: Lei però ha conosciuto di persona il Presidente Putin. Cosa l'ha sorpresa, colpita, stupita quando l'ha incontrato?
Cirillo: Non siamo amici, l'ho incontrato in un contesto ufficiale. La gente in Russia lo rispetta. In Occidente si pensa che qui non ci sia libertà di parola, che non si possa dire nulla, quando in realtà qui tutti esprimono la propria opinione, anche su quello che sta accadendo in Ucraina.
Weltwoche: La Russia vincerà il conflitto? Quali pensa che siano gli obiettivi del Presidente Putin? Pensa che li raggiungerà?
Cirillo: Non posso dirle questo, ma posso dirle che la Costituzione russa prevede che la Russia non possa usare una bomba nucleare finché non subisce essa stessa un attacco nucleare. Ora, lei si rende conto di cosa significherebbe tutto ciò per il mondo intero…
Weltwoche: … significherebbe la fine.
Cirillo: Non necessariamente la fine. Le segnalo tra l’altro che secondo la legge russa, le bombe nucleari strategiche non possono essere usate anche se la guerra è tecnicamente dichiarata.
Weltwoche: Teme che l'intera vicenda possa degenerare in una guerra mondiale, in una guerra nucleare?
Cirillo: Mi sembra piuttosto improbabile. Al momento, la Russia sta ovviamente cercando di contenere la potenza militare dell'Occidente.
Weltwoche: Questa guerra ha colpito anche lei: il 23 febbraio è iniziato il suo processo in Italia, a Brescia. Di cosa è accusato?
Cirillo: La storia è semplice. Questo giornalista, Alexei Navalny, ha pubblicato un video che mi ha reso famoso in una notte. In questo video si diceva che ero una delle personalità più influenti della Federazione Russa e che avrei costruito una villa sul Mar Nero appartenente al Presidente Putin. Ora, in realtà io sono un semplice architetto e sì, quella villa l’ho costruita, ma non appartiene al Presidente, come ho detto più volte. Quel video però ha circolato parecchio ed è stato notato in Italia: il Tribunale ha visto che era coinvolto un ricco russo avente cittadinanza italiana, e a Brescia ci si è chiesti “come potrebbe un italiano fare soldi in Russia in modo pulito?”. E hanno iniziato a indagare, anche se non hanno trovato quello che volevano trovare.
Weltwoche: Di cosa la accusano?
Cirillo: Esterovestizione: sostengono che dal 2013 al 2019 avrei risieduto in Italia invece che in Russia, e che quindi, visto che in quel periodo ho pagato le tasse in Russia, le avrei evase in Italia. A sostegno di questa tesi portano la malattia di mia figlia, a cui nel 2013 è stato diagnosticato un cancro e che ci ha lasciati nel 2019. Senza capire che io sono stato accanto a mia figlia certamente come un padre fa in queste situazioni, ma senza tenerle la mano mentre era allettata, banalmente perchè mia figlia non è mai stata invalida, come non lo è nessun malato di cancro. Mia figlia, anche nel corso degli anni della malattia, ha condotto una vita cosmopolita, lavorando come scrittrice e tenendo un proprio blog. Ha viaggiato in Nuova Zelanda, Sudafrica, Inghilterra, USA e Russia. Nel 2018 si è sposata alle Maldive e io stesso l’ho accompagnata nei migliori centri medici di tutto il mondo per permetterle di curarsi.
La verità è che ci sono oltre sei milioni di italiani che vivono e lavorano all’estero e oltre quarante milioni di europei che fanno la stessa cosa. E tutti, come me, inviano soldi in patria. Se io fossi colpevole, credo che lo sarebbero anche il 99% di tutti gli altri espatriati. È una questione di libertà: una persona che guadagna onestamente i propri soldi nel Paese in cui lavora e lì paga altrettanto onestamente le tasse deve poter mandare parte di questo denaro nel proprio vecchio Paese.
Eppure in Italia, senza una sentenza del tribunale, mi hanno sequestrato 150 milioni di euro, in gran parte provenienti dalle proprietà di mia moglie, perché sono russo e ho costruito il presunto "Palazzo Putin". L'Italia non ha nemmeno richiesto la mia estradizione, ma l'Interpol mi ha inserito nella lista dei ricercati. In questa lista ci sono nomi come quello del boss mafioso Matteo Messina Denaro o dell'ex terrorista Osama bin Laden. Tutti accanto a Lanfranco Cirillo.
Weltwoche: È il massimo livello di criminalità.
Cirillo: Esattamente. Non riesco a capirlo. In Italia, la Costituzione dice che si va in carcere solo se si è un pericolo per la comunità o se si rischia di ripetere un reato. Quale reato potrei ripetere? Non pagare le tasse in Italia? Non vivo in Italia da trent'anni! A volte, quando mi guardo allo specchio al mattino, mi pongo questa domanda: “Se avessi costruito una casa o una villa per il presidente Biden o per Zelenskij, sarei dove sono ora?”. Probabilmente no.
La verità è che io sono un caso emblematico dei pessimi rapporti che intercorrono attualmente tra Occidente e Oriente, ma la mia vita non è una questione politica. Sono un architetto, so disegnare, è così che guadagno. Ho acquistato in Italia materiali per milioni di euro ogni anno, materiali che non ho usato per me ma per arredare le case dell’élite russa. E ora l’Italia mi sta rendendo la vita difficile.
Weltwoche: Non si è potuto recare a Brescia per la prima udienza.
Cirillo: Avrei voluto esserci, ma come avrei potuto? L'Interpol mi ha segnalato e in Russia mi hanno ritirato il passaporto: non posso lasciare il Paese. Ovunque andassi sarei arrestato immediatamente e probabilmente rinchiuso dietro le sbarre per il resto dei miei giorni. Lo Stato russo, tra l’altro, non ha ancora ricevuto una richiesta di estradizione dall'Italia, anche se le norme internazionali dicono che tutti i documenti devono essere inviati dall'Italia alla Russia, in modo che a Mosca possa essere avviata la procedura per l'estradizione, se necessario.
Weltwoche: Ma non è stato inviato nulla?
Cirillo: È stata inviata una richiesta di collaborazione. La risposta russa è stata: “Sì, questo è un nostro cittadino, vive qui da più di vent'anni, ha sempre pagato le tasse, non ha mai creato problemi, né tantomeno commesso reati o infrazioni. Se avete bisogno di ulteriori informazioni, inviateci tutti i documenti e apriremo un caso qui”.
Weltwoche: E l’Italia ha inviato questi documenti?
Cirillo: No. L'ufficiale russo incaricato ha verificato tre volte e anch'io mi sono informato. Nulla.
Weltwoche: Lei ha l'impressione di essere stato attaccato perché lavora per i russi, per i russi ricchi e anche per il Presidente Putin. Questo castello, il palazzo di Putin, è famoso in Occidente. Mi dica, che tipo di casa è?
Cirillo: Non è una casa, è un centro congressi, come quello che usano le grandi aziende per le conferenze. Anche perchè ha una sala che può ospitare 400 persone: lei come privato si costruirebbe una casa simile?
Weltwoche: Difficilmente.
Cirillo: Ecco. Non ho mai incontrato il signor Putin in questo luogo e non gliene ho mai parlato. Semplicemente questo progetto non ha nulla a che fare con lui.
Weltwoche: Chi vive in questo palazzo? A cosa serve il centro congressi?
Cirillo: Onestamente, non ci vado da più di dieci anni, non lo so.
Weltwoche: Pensa di vincere la causa?
Cirillo: Alla fine della scorsa settimana, la Corte di Cassazione di Roma ha annullato la confisca dei miei beni italiani, la maggior parte dei quali sono di proprietà di mia moglie italiana. Credo fermamente che alla fine la verità prevarrà e io certamente continuerò a lottare per essa. Perché quello che sta accadendo va contro ai diritti di tutte le persone che lavorano all'estero. Ho sempre agito con onestà e correttezza; ho guadagnato i miei soldi e francamente li rivorrei indietro. Ma più che i soldi rivorrei indietro la mia libertà: di fatto vivo come un prigioniero. Non posso nemmeno visitare il cimitero dove è sepolta mia figlia, il che mi strazia il cuore.
Weltwoche: L'Europa sta calpestando i propri valori in questa guerra contro la Russia?
Cirillo: Beh, non so… Quelli come me sono solo danni collaterali.
Weltwoche: Come si evolverà la situazione? Pensa che questo conflitto si evolverà in qualcosa di peggiore rispetto alla Guerra Fredda?
Cirillo: Il mondo sarà un posto diverso. Dopo la caduta del Muro di Berlino, potrebbe sorgere il “Muro di Kiev”, che potrebbe separare Est e Ovest. Solo che per molti versi l’Est non è più debole dell’Ovest. Sette miliardi di persone vivono in Oriente, solo un miliardo in Occidente. L’oriente è ormai progredito a livello tecnologico ed è ricco di risorse che saranno fondamentali nel prossimo futuro: l’UE ha recentemente approvato una legge che stabilisce che dai 2035 non sarà più possibile produrre auto a combustione interna. Il 60–70% delle batterie per auto elettriche viene prodotto in Cina, e anche in Russia stanno nascendo grandi aziende attive in questo settore.
Weltwoche: Grazie alla Russia, la Svizzera ha ottenuto la neutralità al Congresso di Vienna del 1815 durante la guerra con Napoleone. Ora la Svizzera ha dato seguito alle sanzioni dell'UE contro la Russia. Che ne pensa?
Cirillo: La Svizzera era ed è un Paese fantastico, un'isola in Europa, e molti svizzeri facoltosi stanno osservando con attenzione gli sviluppi in corso. Alcuni di questi si rammaricano che la Svizzera stia rinunciando alla propria neutralità in questo conflitto, quando in realtà proprio la Svizzera potrebbe essere uno dei pochi Paesi capaci di individuare e negoziare una via d’uscita diplomatica.
Weltwoche: Se potesse organizzare un incontro con tutti i leader, con il presidente Joe Biden, Rishi Sunak, Giorgia Meloni, Olaf Scholz, cosa gli direbbe? Cosa gli consiglierebbe?
Cirillo: Sono un architetto, non un politico, e quindi non spetta a me dare buoni consigli ai politici. In generale, in una situazione critica, si farebbe certamente bene a valutare la situazione con calma e obiettività, se possibile adottando una prospettiva esterna. Dopo tutto, il compito della politica è quello di lavorare per il bene comune e di creare buone premesse per la prossima generazione, anche se spesso in realtà i Governi agiscono con una prospettiva a breve termine.
Weltwoche: C'è un politico occidentale che lei pensa sarebbe disposto a scendere a compromessi con Putin?
Cirillo: In realtà questo lo chiederei a lei, che conosce il mondo della politica dall’interno e può valutare meglio la situazione: quale politico, ai suoi occhi, ha una visione sul futuro? Personalità come Margaret Thatcher, Ronald Reagan o Giulio Andreotti sembrano essere piuttosto rare e la politica oggi ricorda più lo show business. I politici occidentali entrano ed escono dalla scena internazionale in pochissimo tempo: dall’inizio della guerra, abbiamo visto passare Boris Johnson, Maria Draghi … Si specula anche sul ritorno o meno di Donald Trump.
Weltwoche: Donald Trump potrebbe risolvere il problema? Il “dealmaker” è l'ultima speranza dell'Occidente?
Cirillo: Quando Trump è stato eletto presidente nel novembre 2016, ho partecipato a una cena a New York con un importante rappresentante dell'industria finanziaria. Mi chiese cosa pensassero degli Stati Uniti in Russia. Risposi: “Le elezioni negli Stati Uniti sono in definitiva una questione che riguarda i 330 milioni di cittadini americani. Molti russi pensano che quando si elegge il presidente si debba trovare la crème de la crème. Le persone migliori, moralmente, intellettualmente. L'élite assoluta. E il miglior americano è Hillary Clinton? Il miglior americano è Donald Trump?” Lui ha riso, ma era d’accordo con me. Non credo che con Trump cambierebbe molto. Forse c’è più da sperare che non scateni una guerra civile negli Stati Uniti.